
Con il termine glaucoma si descrive una patologia che ha come caratteristica una neuropatia del nervo ottico.
Le neuropatie possono essere causate da vari fattori, vascolari, infiammatori, tossici, ereditari e compressivi.
Quindi la semplificazione che il glaucoma è “la pressione alta nell’occhio”, non è del tutto corretto.
Con il termine glaucoma si definisce un gruppo di disturbi.
Le neuropatie di tipo glaucomatoso possono essere causate da una IOP (Intra ocular Pressure) elevata, ma anche no. Infatti il glaucoma a “bassa tensione” o “tensione normale” è caratterizzato da una pressione normale o addirittura bassa, pur causando danni al nervo ottico.
Da questo possiamo dedurre una importante chiarificazione: La misurazione della pressione da sola, non basta per scongiurare la presenza di questa patologia.
Per la diagnosi del glaucoma sono necessari 4 parametri fondamentali:
Come prima cosa un analisi visiva da parte dell’oculista del fondo dell’occhio, in particolar modo della papilla e della testa del nervo ottico.
I danni strutturali a carico del disco ottico sono espressi in relazione al rapporto CUP/DISC cioè il rapporto tra diametro dell’escavazione e il diametro totale del disco ottico. Questo rapporto è di circa 0,35 in dischi piccoli e 0,55 su quelli più grandi.
Deve destare sospetto anche un differenza di grandezza tra le due papille dei due occhi.
Si osserva gli angoli iridei con le apposite lenti goniscopiche e ci si fa una idea su l’eventuale anomalia.
Qualsiasi dubbio relativamente questa prima indagine, deve seguire con l’esame del campo visivo.
La seconda indagine è questa analisi, infatti il campo visivo computerizzato misura il funzionamento della retina e evidenzia in modo chiaro gli abbassamenti della sensibilità nelle varie zone.
Il glaucoma si evidenzia con una desensibilizzazione dei recettori periferici con una progressione caratteristica.
La terza indagine diagnostica è conoscere la mappa degli spessori corneali attraverso la pachimentria. Questo dato è indispensabile per la successiva valutazione della pressione oculare.
La misurazione della pressione avviene attraverso il tonometro. Questo strumento funziona per aplanazione cioè applica una forza alfine di premere una certa superficie della cornea fino a che si appiattisce, trasformando la forza necessaria in mm/hg (attraverso la legge Imbert-Fick).
Il problema è che per tarare lo strumento su una scala di mmhg il calcolo deve necessariamente considerare una cornea tipo di riferimento, cioè una cornea con uno spessore noto. Questo spessore medio considerato è circa 520 µ (ad esempio nel tonometro di Goldmann, uno dei più usati). Questo dato è necessario indipendentemente che lo strumento sia sia meccanico o a soffio.
Quindi ogni tonometro dovrebbe indicare su che spessore di cornea tipo è stato tarato.
Cornee sotto i 470 µ e sopra 570 µ, non sono una rarità. Se consideriamo la cornea media di 520 µ il delta può arrivare a 50 µ. Approssimativamente ogni 30 µ si deve compensare 1mmHG, quindi in questo caso siamo a una correzzione pari a 1.7mmhg.
ma in più o meno?
Estremizziamo il ragionamento per renderlo più chiaro.
Se ci troviamo davanti ad una cornea molto spessa per appiattirla ci vorrà molta più forza a parità della pressione interna. Quindi nel mio tonometro leggerò un valore più alto di quello che realmente la pressione reale.
Al contrario se siamo in presenza di una cornea molto sottile, a parità di misura avremo una pressione più alta.
Incorrere in questo errore errore è, ovviamente, molto più pericoloso.
Con la diffusione degli interventi di chirurgia rifrattiva, siamo in presenza di cornee molto sottili, dai 350 µ a i 450. Questo nei casi che rispettano i protocolli più usati, ma è facile trovare anche valori minori come su interventi con tecnica LASIK.
Se ad esempio se si tratta di forti miopie, abbiamo la pericolosa accoppiata di un soggetto a rischio glaucoma e una cornea trattata molto sottile.
Fortunatamente è sufficiente una attenta anamnesi per scongiurare questa confusione.
Per ultimo si misura la pressione (IOP), si compensa il dato e si inserisce il risultato nella valutazione globale.
Bisogna tenere conto di una cosa: ogni strumento porta con se degli errori, se questi errori per sfortunata casualità si sommano, non compensandosi a vicenda, il dato risultante può essere molto differente dalla realtà.
Se questa valutazione porta a sospettare una patologia glaucomatosa, anche se borderline, è bene eseguire una analisi tomografica delle fibre ottiche.
Questo esame semplice e veloce arricchisce di molti dati che sono previsionali per l’insorgenza della malattia, come ad esempio le scansioni GCC (Ganglion Cell Complex Analisys), comparate con la scansione peripapillare RNFL.
Questi esami sono facili da fare e molte strutture sanitarie sono in grado di eseguirle in breve tempo.
Seguiti dall’indispensabile ausilio del medico oculista, permettono una sicura diagnosi.